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Ignaz Moscheles | Gran Duo Les Contrastes op. 115 |
Andante con moto, ma ben accentuato |
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Allegro maestoso (fuga) | |
Andante religioso | |
Allegretto siciliano |
Austria,
Vienna, l'età della Restaurazione, il 'sistema Metternich', gli anni
della cosiddetta Biedermeierzeit (1815-1848): fu all'interno di queste coordinate
geografiche e storiche che il praghese Ignaz Moscheles trascorse anni di
apprendistato decisivi per la sua carriera, che poi l'avrebbe portato alla
ribalta in tutta Europa come virtuoso di pianoforte, direttore d'orchestra,
compositore e insegnante. Nel 1808, allorchè si trasferì nella
capitale asburgica, egli aveva appena 14 anni. A Vienna Moscheles rimase
dodici anni, fino al 1820, perfezionandosi sotto la guida di Albrechtsberger
e Salieri, maestri anche di Beethoven (che ebbe modo di conoscere di persona).
Il pianoforte èil dominatore incontrastato del ricco catalogo delle
opere di Moscheles: l'originale ricerca da lui condotta sul potenziale tecnico-espressivo
dello strumento si allinea lungo la direttrice di sviluppo che porta da
Johann Baptist Cramer a Johann Nepomuk Hummel, Friedrich Wilhelm Kalkbrenner,
Carl Czerny. Il Grand Duo pour deux pianos à huit mains op. 115 fu
composto da Ignaz Moscheles negli ultimi mesi del lungo soggiorno viennese.
Dedicato a S. A. Federico Augusto I re di Sassonia, esso rappresenta un'opera
davvero sui generis. Il sottotitolo Les contrastes nasce dal contrapporsi
del pianoforte primo ('l'indipendente') al secondo ('il serioso').
Il primo predilige una raffinatezza e una dolcezza inclini un po' alla leziosità,
una cordialità amabile compiaciuta di sè: nell'Andante religioso
si celebra la sua apoteosi. Il secondo invece ama slanciare lo sguardo verso
orizzonti più vasti: propende per tinte ricche di pathos e per gesti
teatrali, (la fuga dell'Allegro maestoso il suo momento di trionfo. Il significato
simbolico di questa Sonata appare notevole.) un po' l'emblema del travaglio
interiore del periodo storico considerato: l'amore del quieto vivere e dell'intimità
proprio del Biedermeier in conflitto dialettico con la tensione ideale,
il titanismo sognatore dell'anima romantica. Tanto l'iniziale Andante con
moto (un susseguirsi di contrasti tematici ed espressivi portati all'esasperazione)
quanto l'Allegretto siciliano conclusivo (pirotecnìa pura pretestuosamente
collegata al resto) appaiono l'allegoria dell'incapacità di quest'epoca
di pervenire a una sintesi efficace tra questi due estremi. Da questo fallimento
prenderà spunto la reazione positivista della seconda metà
del secolo. Fu a partire dal 1855-57 che, per indicare l'epoca dal Congresso
di Vienna ai moti del '48, cominciò a venir usato il termine Biedermeier,
prendendolo dal cognome d'un personaggio inventato per burla, per mettere
alla berlina il filisteismo della cultura piccolo-borghese prequarantottesca:
Weiland Gottlieb Biedermeier, maestro di scuola, ovvero l'uomo qualunque
rispettoso dell'ordine costituito, amante della tranquillità e del
comfort, il quale impoverito da guerre e balzelli, in anni di cospirazioni
e di censura di stato, elegge la casa a proprio regno. Nell'arredamento,
nella pittura, nella letteratura quello che si diffonde nel mondo austro-tedesco
non è solo uno stile, ma vera e propria Weltanschaung, filosofia
e morale di vita. La musica, l'arte prediletta del Biedermeier, ritorna
alla dimensione sentimentale e colloquiale dello stile galante.